Il lanificio provenzale che fa parlare le stoffe

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Coperta di lana Mohair, prodotto tipico del lanificio Brun de Vian-Tiran
© Stef Candé - Coperta di lana Mohair, prodotto tipico del lanificio Brun de Vian-Tiran

Tempo di lettura: 0 minPubblicato il 13 dicembre 2018

La lana prodotta in Provenza da Brun de Vian-Tiran scalda da più di 200 anni! La Filaventure declama proprio la passione per la lana: il nuovo Museo sensoriale delle fibre nobili fa intraprendere un viaggio immersivo nel cuore della fabbrica della morbidezza, all'Isle-sur-la-Sorgue, in Provenza.

Il Museo dedicato alla lana prodotta in Provenza, La Filaventure è innanzitutto un’epopea: quella di una famiglia di appassionati lanaioli che si tramandano l’amore per questo tessuto da otto generazioni. La storia ha inizio nel 1808, quando Charles Tiran e suo genero Laurent Vian fanno costruire in riva alla Sorgue una gualchiera, un mulino destinato alla follatura di coperte e panni di lana. Due secoli dopo, il piccolo mulino è diventato un prestigioso lanificio, l’unico a lavorare ancora la lana in Francia!

Oggi, questa manifattura classificata patrimonio vivente svela parte dei suoi segreti di fabbricazione con la creazione del Museo sensoriale delle fibre nobili: disposta su 300 m², attraverso una scenografia inventiva la Filaventure racconta il processo di trasformazione della lana, dalla fibra al tessuto, ma anche l’incredibile metamorfosi di un mestiere e di una passione.

La Filaventure, Museo sensoriale delle fibre nobili in Provenza
© Claire Curt - La Filaventure, Museo sensoriale delle fibre nobili in Provenza

La visita al Filaventure: dalla lana alle stoffe

Per accompagnare il visitatore in un percorso di un’ora e mezza, delle strane creature, i filambules, danzano a 4,5 metri dal suolo, vestendosi di materiali che si trasformano in stoffe col procedere della visita. Un simbolo della dimensione onirica di questo vero e proprio viaggio nel cuore della lana!

Sfiorare i materiali, ascoltare i suoni della fabbrica, azionare i meccanismi, visionare le testimonianze degli artigiani che spesso hanno intessuto legami con il lanificio Brun de Vian-Tiran generazione dopo generazione...

Dal "mercato delle lane" immaginario dove si possono toccare i campioni allo spazio espositivo e le sue collezioni capsule di plaid di lana merino, questa passeggiata sensoriale è un invito a immergersi in un caldo universo di morbidezza.

Alla ricerca della lana merino di Luigi XVI

Nel frattempo si dipana la storia, in un’incessante intrecciarsi di tradizione e innovazione. Perché ogni generazione di questa famiglia di lanaioli provenzali non ha mai smesso di ricercare la perfezione nel suo mestiere: da Louis Brun che ha fatto realizzare la prima coperta in mohair nel 1961 a Pierre Brun, l’attuale amministratore delegato, che è riuscito a ritrovare dopo sette lunghi anni di ricerca la famosa lana merino immaginata da Luigi XVI, diventata marchio depositato con il nome di Mérinos d’Arles antique®, senza dimenticare suo figlio Jean-Louis che ha viaggiato lungo le steppe della Mongolia per selezionare una fibra incredibilmente fine, ricavata dai cuccioli di cammello della Battriana...

Filaventure permette di apprezzare il connubio tra tradizione e innovazione
© Claire Curt - Filaventure permette di apprezzare il connubio tra tradizione e innovazione

Oltre alla lana delle origini, denominazione riservata al vello della pecora, questi ricercatori di stoffe hanno gradualmente costituito una vera collezione di fibre nobili: alpaca del Perù, cachemire provenienti dall’Iran, la Mongolia o la Cina, lama boliviano o rarissimo yangir di Siberia.

Il lanificio: un processo sapiente

Come un enologo con i suoi vitigni, così questa famiglia di lanaioli trasforma la materia prima, la lana, in stoffe pregiate o in manufatti assemblati al termine di un sapiente processo in 15 fasi dove interviene sempre la mano dell’uomo. Una coperta è spesso il risultato di sei-otto provenienze diverse: il Sudamerica per la resistenza, l’Australia per la morbidezza e... la Francia per la setosità e il calore.

Per Anne-Claire Delorme

Giornalista viaggiatrice