Il 2021 in Provenza. Terra di sapori e saperi, di Storia e di storie. Dove il passato flirta con il futuro, la natura è grandiosa ma invitante e i piccoli borghi competono in bellezza con le città. Dove la vacanza diventa esperienza, desiderio d’insolito, occasione per cercare sé stessi nei luoghi degli altri. E dove il turista si ritrova viaggiatore.
Arte e vigne
L’arte in libera uscita. E che in Provenza si mette in mostra dove nessuno aspetta di trovarla: tra le vigne. Quella da ammirare nella tenuta di Peyrassol, a Flassans sur Issole tra capolavori e installazioni di artisti come Folon, Gavin Turk e César nel Parc de Sculptures et de L’Exposition Permanente. Da scoprire al Château La Coste di Le Puy-Ste-Réparade: 36 opere disseminate tra gli ettari vitati che fanno da cornice alla cantina futurista firmata di Jean Nouvel. E da scovare sull’isola di Porquerolles, dove Villa Carmignac interroga l’immaginario dei visitatori ospitando elementi di land art e lavori di Keith Haring e Andy Warhol. Presenza concettuale. I filari ispirano i cultori del wine trekking. Con tanto di messaggio subliminale: “Degustate il buon vino della Provenza. E apprezzate l’arte che lo celebra”.
Marsiglia ed Aix
Così vicine e così diverse da rivaleggiare simpaticamente nel sedurre i viaggiatori che vogliono cogliere l’anima più urbana e dinamica della Provenza. C’è Marsiglia, polis brulicante e perennemente in trasformazione: popolare nel quartiere del Panier; creativa nell’aree industriale dismessa della Belle de Mai prestata all’arte sperimentale; gourmande nei ristorantini dove si celebra la bouillabaisse, celebre zuppa di pesce; e balneare tra l’animato Vieux Port, il Prado e le calanques con le loro falesie affacciate su un mare turchese che è una meraviglia. A una trentina di chilometri, c’è Aix-en-Provence, smart city di media taglia dove ammirare la raffinata estetica del quartiere Mazarin, stupirsi davanti ai contenitori di cultura come la Fondation Vasarely e il Centro di Coreografia “Pavillon Noir”; e cercare tracce di Cezanne, tra la casa natale, l’Atelier sulla Colline des Lauves e la vicina Sainte-Victoire, montagna sacra della Provenza immortalata dal pittore in 87 dipinti. Scelta obbligata tra le due città? Solo per i frettolosi. Viaggiando tra Marsiglia ed Aix-en-Provence il tempo è un amico, non è un avversario: merita sempre i supplementari.
Lavanda
È l’attimo fuggente. La fioritura della lavanda, tra metà giugno e agosto, è una Provenza da carpe diem, spettacolo effimero eppure emozionante che in estate attira fotografi e viaggiatori desiderosi di ammirare le distese ondeggianti della pregiata Lavande fine e del Lavandin coltivati tra i 400 e gli 800 metri. Scorci mozzafiato tra Sault, Forcalquier e il Plateau de Valensole,a pochi chilometri dalle Gole del Verdon. Tra feste che celebrano la rinomata pianta officinale, distillerie e atelier dove si preparano unguenti, profumi, oli essenziali dalle proprietà lenitive. E piccoli alberghi che li regalano agli ospiti. Con un invito: “Annusateli prima di andare a dormire: farete sogni tranquilli”.
Parchi e natura, tra devozione ed esplorazione
La contemplazione è istintiva e non solo perché qui, secondo la leggenda, si sarebbe rifugiata Maria Maddalena, cacciata dalla Palestina e arrivata fortunosamente in Provenza, come ricorda la grotta con le sue reliquie su una falesia del Massiccio della Sainte-Baume, poco lontano da Marsiglia. È uno dei luoghi iconici della devozione cristiana ma anche della passione più laica condivisa dai tanti escursionisti che ogni anno si avventurano in un Sud della Francia ricco di parchi e riserve naturalistiche. Più a nord, a dare il benvenuto è il Luberon, mondo rurale più abituato alle sonorità delle cicale che alle nevrosi delle grandi città: un paesaggio montano rude ma invitante, altipiani rivestiti di olivi e lavanda, borghi arroccati dove i moderni viandanti cercano le destinazioni adorate da artisti, cineasti, scrittori, oggi amatissime anche dalle famiglie con prole e dagli eco-turisti. Lo esplorano seguendo a piedi le Grandes Randonnes che attraversano il Petit Luberon e il Grand Luberon. O affidandosi ad una mountain bike lungo i sentieri che raggiungono Saignon, Gordes, Oppède-Le-Vieux e le falesie colore ocra, tra Roussillon e Rustel, del cosiddetto “Colorado provenzale”. Passo dopo passo e pedalata dopo pedalata, trovano anche il tempo di fare acquisti, perché da queste parti abbondano miele, olio e confetture, vini e tartufi. Pura saggezza di ogni viaggiatore: la valigia va riempita al ritorno più che alla partenza.
Arte contemporanea
Voglia di turismo colto? Nessun problema: in Provenza, l’arte contemporanea è istigazione pura al nomadismo. A cominciare da Arles, con il LUMA, faro culturale e spazio sperimentale, con la scenografica torre concepita da Frank Gehry che svetta sullo skyline della città. Ad Apt c’è la Fondation Blachère che celebra il design e i talenti dell’Africa. E sono sorprendenti il Musée d’Art Contemporain di Marsiglia dedicato ai Nouveaux Realistes e la Collection Lambert di Avignone ispirata al Fauvisme e al Cubisme. Tra le ultime novità, il MAT, Museo d’arte di Tolone, che mette in dialogo l’arte di oggi con quella di ieri, metafora di una porzione di Francia permeabile, che ama i continui rimandi ad epoche diverse. Illuminante: una Provenza può sempre rivelarne un’altra.
Per Paolo Galliani
Giornalista. Milanese e appassionato di Francia. Scrive di viaggi e food da molti anni. Firma reportage per il magazine DOVE e per i quotidiani Il Giorno, Il Carlino e La Nazione. Autore di diverse guide turistiche dedicate alla Francia, ha creato il blog [www.vogliadifrancia.it](http://www.vogliadifrancia.it/). Nel 2019 ha ricevuto la Medaglia d’Oro del Turismo Francese.